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IL CONSUMO
Il Consumo in genere
Il consumatore vuole l'agnello piccolo, non importa se magro; noi sappiamo che la carne dei lattanti è acquosa, di scarso valore nutritivo, anche se tenera e digeribilissima e che la magrezza può essere indice di denutrizione, ma ciò tanto vale.
Se poi consideriamo che l'allevatore di pecore lattifere ha interesse a privarsi presto degli agnelli per dedicarsi alla mungitura, che spunta prezzi più elevati ai commercianti che sanno di rivendere con forti realizzi al consumo, arriviamo alla conclusione che il circolo vizioso del consumo dell'agnello leggero non si rompe se non intervengono forze contrarie. Queste forze contrarie possiamo individuarle in prospettiva futura in fasi di congiuntura sfavorevole (come l'attuale) che portono necessariamente il consumatore a scegliere tra beni di identico valore quelli che costano di meno; inoltre può essere lo svezzamento degli agnelli effettuato con sostituti del latte a costo ridotto a procrastinare la vita degli stessi; infine può essere il mercato estero che metta a disposizione carne di agnellone più competitiva a involgere il consumo verso le carni ovine più mature.
La macelleria ed il consumo di bottega della carne
La commercializzazione al dettaglio ha creato due poli economici: il supermercato e l'ipermercato da una parte ed il negozio specializzato al livello medio-piccolo, con prevalente gestione familiare dall' altra.
Il ristorante
Ai ristoranti va benissimo il consumo dell'agnellone o agnello pesante, la cui carne non si perde se fatta arrosto sui ferri; inoltre la carne ovina portata fumante nel piatto nasconde l'originario peso dell'agnello che tanta presa esercita sulle massaie poste di fronte al banco della macelleria.
Il consumo delle frattaglie è invece esiguo, per cui si cerca di reperire carcasse senza la testa, il fegato ed i polmoni.
Il consumo degli arrosticini
Si tratta del consumo di pezzetti di carne ovina infilzati in un bastoncino e posti a cuocere su carboni ardenti in particolari fornacelle costruite da lamiera sagomata ad U, bucherellata per permettere il passaggio dell'aria e poggiante a mezzo tondini di ferro.
Amalgamato dal pezzetto di grasso che incorpora e condito con sale, l'arrosticino è subito pronto ad essere degustato. Nella Valle del Pescara e principalmente nei mesi estivi, diversi esercitano questo tipo di attività collocando al consumo cospicui quantitativi di carne di pecora.
La pecora deve provenire da un animale grasso poiché la carne che se ne ricava è tenera e saporita; anche carcasse di pecore magre vengono consumate attingendo al grasso delle altre, ma l'arrosticino che consegue non uguaglia quello proveniente dalla pecora grassa; questo fatto fa sì che il macellaio della zona può attingere più facilmente al mercato delle sue pecore da taglio.
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